Storia del Ciclocross pugliese - Capitolo 1

Primo capitolo di una saga di "Racconti di ciclismo Pugliese" scritto per MTB Online.


Icaro Milocco, veterano del mondo del ciclismo, preparatore atletico, più volte campione della specialità, ci racconta passi di storia vera, per ricodare le origini del ciclocross pugliese. 
Un invito ad altri specialisti per contribuire alla continuazione dell'opera.


Oggi tutti o quasi, possiedono una Mauntain bike!
Va di moda.
Uomini,donne e bambini usano la MTB ,sia per spostarsi in città,per recarsi a scuola (a parte quelli che vanno in motorino..) al lavoro o per fare delle passeggiate off-road!

Il Boom del MTB si è verificato abbastanza di recente, alla fine degli anni ottanta,con l'inizio(alquanto timido,in sordina..)delle prime gare cross
country proprio nel 1990.Io stesso ho preso parte ad alcune gare in quell'anno "storico" che ha dato decisamente il via alle gare country,
anche perchè in Puglia non vi sono Montagne degne di questo nome ma soltanto colline e prati per praticare la MTB.

Sino all'avvento della MTB si praticava (nei mesi invernali prevalentemente al termine della stagione ciclistica su strada) il CICLOCROSS,disciplina
simile ma non eguale alla MTB,questo per far si che i ciclisti non impigrissero nei mesi freddi e tenessero il peso personale(quello corporeo
intendo) ad un livello accettabile,prima dell'inizio della preparazione primaverile.

Purtroppo però soltanto pochi si dedicavano al cross invernale,sia perchè troppo faticoso,per il freddo , la pioggia ed il fango!
Comunque una sparuta schiera di volenterosi dava vita alle gare del ciclocross pugliese.
Anch'io facevo parte di questa pattuglia di crossisti, partecipando alle gare.

Le gare di ciclocross degli anni cinquanta avevano delle caratteristiche ben definite,con dei percorsi il più delle volte a circuito lungo(circa 20 km)
che in un unico giro,partendo dalla "piazza"del Comune si snodava per le vie cittadine sino alla periferia,dove andava a toccare stradoni rurali, campagna incolta dal fondo erboso,scalinate in salita e discesa ed anche ostacoli sia artificiali che naturali da saltare a piedi.

Ricordo una gara , organizzata a Fasano dalla Polisportiva Libertas ,prova unica di Campionato "open" dell'allora U.V.I. (Unione Velocipedistica
Italiana che oggi è invece la F.C.I. (che vinsi in assoluto pur appartenendo ancora alla categoria allievi..n.d.r.) che partiva dalla piazza principale
e si dirigeva verso la periferia, in salita,su di uno stradone (meglio dire mulattiera) con fondo instabile ,pietroso che presentava una pendenza
"assurda" forse oltre il 20°/° salita lunga quasi un kilometro (esistente tutt'ora,ma in asfalto!) che doveva essere percorsa a piedi.

Comunque c'era un atleta (Tommaso Sardella,il reuccio di Fasando,grande crossista ,che si era preparato sia fisicamente che apportando alcuni
opportuni accorgimenti alla bici tanto da riuscire a "scalare " il muro in bici,senza dover scendere e quindi avvantaggiandosi sugli avversari
costretti ad arrancare con la bici in spalla!Dovete sapere che negli anni cinquanta le bici erano molto pesanti,dai 10 ai 12 kg.con pedivelle ed
ingranaggio unico (48 o 49 le dentature più comuni) tutto in ferro!

Quali modifiche "pionieristiche"aveva approntato Sardella per scalare il muro?
Essendo un bravo meccanico(gestiva un negozio di bici e moto) aveva approntato un ingranaggio centrale di 32 denti (forse recuperato da
una bici dei bambini )e lo aveva accoppiato al suo 49,formado un doppio Plateau come quelli che si usano oggi normalmente sulle bici da strada,
che gli permetteva,non senza fatica comunque,a salire in sella
.
Anch'io,facendo parte della Libertas Fasano ed essendo suo compagno di squadra,lo seguivo negli allenamenti,osservando ogni particolare... Decisi allora che avrei provato a scalare il muro in sella alla mia bici! Per prima cosa mi procurai un ingranaggio centrale "relativamente ridotto" trovando il classico"42" delle bici sport ma,memore di alcune nozioni che avevo letto su una biografia di un grande campione del passato,Alfredo Binda,anch'io allungai le pedivelle con l'aiuto di un fabbro che,riscaldandole alla forgia e lavorandole a mo di "ferro battuto" me le "allungo' da cm.170 (misura standard) a ben 190 cm!

Ma ancora non ero soddisfatto.
Allora i pignoni posteriori più comuni presentavano dentature standard :14,16,18,20- 15,17,19,21-16,18,20,22.
Ebbene riuscii a trovare una quintupla 16,18,20,22,24!

Era fatta :con il 42x24 e le pedivelle di 19 cm.riuscivo a salire in sella!
Come ando' a finire?  In gara,soltanto Sardella ed io riuscimmo a stare in bici e staccammo tutti.
All'arrivo poi...vinsi io in volata... forse chiudendo il mio"capitano", ma comunque conquistai la maglia di Campione Regionale Ciclocross 1955!

.. continua ..
Icaro Milocco

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