Storia del ciclocross Pugliese - Capitolo 4





Storia del ciclocross pugliese –Capitolo 5
di Icaro Milocco

Con l’avvento degli anni settanta, il ciclocross pugliese entra nell’era moderna, bici speciali
in lega d’alluminio (la “Alan “ di Saccolongo ), ditta veneta che per prima costruisce 
e produce bici con le tecniche aerospaziali, con tubi avvitati ed incollati alle congiunzioni
che si prestano molto bene al genere di lavoro che il fuoristrada comporta, assorbendo con
elasticità ogni tipo di impatto con il terreno campestre a differenza dei telai in acciaio, molto  
più rigidi ed adatti alla strada ma più “fragili” sui terreni sconnessi.
Personalmente ho “rotto” diversi telai in acciaio durante le gare di ciclocross e piegato
Il tubo obliquo in alto verso il  canotto forcella, mentre con il telaio in lega non ho mai
riscontrato incidenti meccanici. Certamente può essere un caso personale, forse anche
“fortunato” ma debbo dire che il telaio che uso attualmente in allenameto ed in gara è
un “vecchio” Alan-Guerciotti super collaudato!
Per quanto riguarda le ruote, i famosi tubolari, quelli che si incollavano al cerchio, sono
stati soppiantati dai copertoncini che presentano caratteristiche differenti (sono più “duri”
ed assorbono meno le asperità del terreno rispetto ai tubolari ma reggono bene alle forature
che i tubolari accusavano più di frequente, oltre al fatto che con l’acqua ed il fango (i tubolari)
si scollavano dal cerchio…
Nel cross pugliese intanto apparivano i  primi “cicloamatori”, una categoria di ciclisti non
più giovanissimi e quindi meno competitivi dei dilettanti (Così erano denominati gli attuali
ELITE, gli agonisti ). Alcuni nomi importanti dei cicloamatori dell’epoca: Gesuito,Paparella,
Fanelli (padre del professionista Ivan Fanelli n.d.r.) Castrovilli,Scaramuzzi,Valente il “Vecchio
Sardella Onofrio, Icaro Milocco.
A Fasano di Puglia, in provincia di Brindisi, un giovanissimo atleta, lungo, snello ma molto
coriaceo e grintoso, iniziava a correre in bici con la famosa “Libertas Luigi Vinci” di Fasano
e vinceva le sue prime gare da esordiente sia su strada che nel ciclocross. Si chiamava Vito,
Vito Di Tano, nome che, come vedremo in seguito diventerà importante nel ciclocross.
Di questo ragazzo, vorrei narrare un aneddoto che fu pubblicato dalla Gazzetta di Brindisi
per la quale curavo alcuni servizi sportivi locali , quando , dopo una prestigiosa vittoria di 
Di Tano, mi fu chiesto dal “direttore del giornale” se per caso lo conoscessi ,essendo io un
ciclista ancora in attività, e vi racconterò questa breve storia. Mi trovavo ad allenarmi in
bici (allora ero ancora dilettante “elite”,anche se non più giovanissimo) ed ero solito recarmi
da Brindisi a Ostuni, quindi scalare la salita della Gravina di Cisternino, ridiscendere e proseguire
per Fasano, con l’intento di “scalare” la Salita della Selva, insomma il mio solito percorso
lungo, di fondo, di circa 130 km. che compivo il mercoledì o il giovedì in vista della gara
domenicale. Ebbene, svoltando da Fasano su per le prime rampe della salita, vidi dvanti a me,
ad una certa distanza, la sagoma di un ciclista che pedalava a volte alzandosi sui pedali per
rilanciare la bici (forse mi aveva visto e non voleva farsi raggiungere..)Accettai la sfida, e,
benché notoriamente non fossi un passista-scalatore, iniziai ad impegnarmi sul serio per
raggiungerlo e poi…staccarlo, così, tanto per allenarmi un po’.
Ma non fu così, perché la distanza tra noi due rimaneva sempre la stessa, anzi quasi mi 
sembrava di perdere terreno da lui che intravedevo davanti a me.
I quattro kilometri della salita stavano per terminare ormai ed io capii che non lo avrei più 
raggiunto. Ero alquanto demoralizzato, anche se sapevo di non “andare” in salita, ma pur
sempre ero rimasto sorpreso da questa situazione.
Raggiunsi la sommità, dove c’era la famosa fontana dell’acquedotto e vidi che il “rivale”
Si era fermato per riempire la borraccia. Mi avvicinai e finalmente lo vidi da vicino; Ma era
Un ragazzino! Gli feci sportivamente i miei complimenti dicendogli che era bravo davvero
e se stesse correndo con qualche squadra; mi disse che si allenava con la Libertas locale.
Rividi me stesso, quando, circa venti anni prima, anch’io ero “approdato”a Fasano per iniziare
a correre in bici; tanti ricordi affollavano la mia mente in quel momento nel vedere quel
ragazzo così determinato che non sapeva sorridere. Gli chiesi allora: Come ti chiami?
E lui mi rispose: VITO DI TANO!  Chissà se già allora sapeva che sarebbe diventato un
grande campione del Ciclismo, un campione  del mondo di Ciclocross!
Icaro Milocco
continua




























             

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